Nuovo libro di Don Giuseppe Villa
Relazione fra poesia e teologia
Il dibattito degli esperti sull'argomento
(su Popolo Cattolico 13 maggio 2017 - anno 96 n. 19 p. 11)
L’ultimo libro di don Giuseppe non è solo una raccolta di poesie, bensì molto di più, corredata all’inizio da un saggio con cui il sacerdote affronta la relazione tra la teologia e la poesia.
L’intera opera ha l’onore di essere introdotta alla lettura da una prefazione del Card. Ravasi, il quale inquadra il pensiero di don Giuseppe nell’alveo della teologia. «L’opera di don Giuseppe costituisce il tentativo di sviluppare la teologia cristiana alla luce del terzo trascendentale, di completare cioè la considerazione del verum e del bonum mediante quella del pulchrum. Queste parole, come è noto, sono l’incipit di quel capolavoro che è Gloria di Hans Urs von Balthasar». Alla fine conclude «Lo stesso programma sostiene anche il volume che ora è nelle nostre mani. È una declinazione rinnovata, che – per usare un’icastica formula dantesca – ci conduce «all’etterno dal tempo» (Paradiso XXXI, 38), ossia alla Bellezza suprema divina partendo dal bello che la parola umana disvela».
È doveroso fin da subito, mettere in luce la portata culturale del saggio, soprattutto attraverso alcuni punti documentati nei contributi presenti nella terza parte del volume.
La terza parte è costituita da sette contributi, che aprono un dibattito sulla stessa materia. Ne viene una discussione originale ed articolata che vorrei presentare in due articoli.
Prendo l’avvio dall’incipit di Luca Bressan (Vicario episcopale per la cultura della Diocesi di Milano, nonché docente alla Facoltà Teologica di Milano) il quale scrive che il libro di don Giuseppe è un «affascinante itinerario», che «genera nel lettore tre attitudini: stupore, ebbrezza, gratitudine. Attitudini umane, ma allo stesso tempo riflesso della presenza di Dio tra noi, e quindi teologali».
Pierangelo Sequeri (attualmente Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia) richiama subito la parola delle sue poesie: «Giuseppe Villa compone Salmi moderni – la matrice poetica della Parola – con tutto quello che trova di giorno: i doni e le pene di un Dio Passante, che percorre sempre di nuovo, con lampi per lo più inavvertiti, anche le strade più consumate e abituali della vita. E come affiorano le più semplici parole della prima e della Seconda Madre, quando ci sente così distratti e incapaci di stare in quella Presenza, così incandescente, così impercettibile. E così assenti, noi».
Sullo stesso argomento della parola insiste anche Luca Bressan: «La bella riflessione di don Giuseppe ci ha dato gli strumenti per comprendere che l’esperienza dell’armonia del creato è direttamente legata alla nostra capacità di assumere e utilizzare in modo pieno la parola, quella Parola che si dischiude soltanto grazie ad un’organizzazione attenta e ordinate delle parole con cui comunichiamo e leggiamo la nostra vita, il mondo, l’esperienza di senso, la ricerca di Dio, l’ascolto stupito della Rivelazione».
Prof. Giuseppe Esposito