Il "dubbio"
di Giuseppe Esposito
Dubbio. Questa è veramente una parola molto difficile da capire; cos’è il dubbio? Tutti noi abbiamo fatto esperienza di questa caratteristica della vita, tutti abbiamo dubitato qualche volta nella nostra vita vissuta. Ma ognuno in modo diverso, nessuno in modo uguale. Possiamo sintetizzare con semplici esempi il nostro interrogativo. Maria infatti dice: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1, 34). Un giovane che si innamora si chiede: Come è possibile? Proprio lei è la donna della mia vita. Un altra persona avverte la chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa, e si chiede: Come è possibile? Proprio io che sono un peccatore o una peccatrice. Io che sono così imperfetto o imperfetta.
Maria si è interrogata davanti al messaggio dell’Arcangelo Gabriele; proprio lei, donna di fede per eccellenza, si chiede come è possibile che per tale progetto sia stata scelta proprio io; lei umile fanciulla innocente. A tal proposito Luca ci informa: «rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto” (Lc 1, ). Anche lei da semplice ragazza che è, si è trovata in uno stato di incertezza, di dubbio, ma allo stesso tempo ha accettato l’incoraggiamento dell’Arcangelo Gabriele: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio»; ha avuto fiducia, si è donata.
Questa fase è importante, il dubbio dopo la chiamata, è importante perché ci permette di verificare in modo critico il nostro essere. Così come ha fatto Maria, esempio da seguire, bisogna porsi in modo critico: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1, 34). A questa situazione di crisi, è importante trovare il coraggio, e questo coraggio lo alimentiamo dall’aiuto di persone più avanti di noi nel cammino di fede, possiamo chiamarli padri o madri spirituali, ma chiunque è già passato per la fase del dubbio, può esserci di aiuto. Tutti nella vita ci siamo trovati, almeno una volta, in questa situazione.
Ricordo di un amico, che dopo una catechesi, mi confidò di aver sciolto il suo dubbio esistenziale; comprese che il Signore lo chiedeva a qualcosa di nuovo, qualcosa in più da ciò che gli stava dando. La chiamata di Dio era orientata al dono di tutto se stesso. Ma lui conservava ancora qualche cosa in sé, senza riuscire a donarsi totalmente a Dio. L’inizio del discernimento è stato brutto, sembrava che tutto era tenebra, aveva paura, mi confidò che quasi aveva perso la fede e la fiducia in Dio, che cercava in tutti i modi di aiutarlo. Fu grazie ad alcune persone, oltre me, che confidando e ruminando giunse a capire che bisognava ancorarsi, non arrendersi, trovare il coraggio di andare avanti, il coraggio di fare scelte serie, cambiare, potremmo dire convertirsi.
Bisogna sperare, avere fiducia, non perdere il senso dell’orientamento, la stella polare, Maria, la donna esempio da imitare. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare la realtà, come in più occasione ha affermato don Giosy Cento: «la vita è bella, viviamola». Non disperiamoci di questo buio che vediamo intorno a noi, dobbiamo sperare, sperare in Cristo che è la nostra salvezza. Dobbiamo rimetterci alla scuola di Maria, seguire come ha fatto lei il consiglio dell’Arcangelo Gabriele: «Non temere». E come non ricordarci dell’insegnamento di Giovanni Paolo II, quando appena eletto Papa, ci donava un messaggio dal contenuto profondissimo, sicuramente proprio a noi giovani, noi uomini di questo nuovo millennio: «Non temete, non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo». Come non tenere presenti queste parole quando abbiamo paura di affrontare in modo coraggioso il quotidiano, che, è sì difficile, ma è anche bellissimo. Chi si mette in cammino e avverte la chiamata del Signore, ma non solo, anche i fidanzati, gli sposi, le famiglie, tutti incontriamo nella vita questa domanda che contiene la profonda caratteristica del dubbio: Come è possibile?
Dio effonde in noi la sua grazia, in ciascuno di noi, ogni qual volta noi scegliamo di percorrere una strada, lui è lì pronto ad aiutarci. Ci aiuta attraverso lo sguardo attento e materno di sua madre, Maria.
Voglio concludere con un passo della Lettera ai Romani di San Paolo, è l’inno all’amore di Dio, tutti noi figli di Dio, abbiamo una cosa in comune: il suo amore. Questa è la luce che illumina le nostre difficoltà, e come ha fatto Maria, superiamo i nostri dubbi, le nostre incertezze, che spesso sono egoismi dai quali risulta difficile allontanarci, e doniamoci totalmente, proprio come vedremo nel prossimo momento: quello della risposta.
Inno all'amore di Dio (Rm 8, 31-39).
31 Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34 Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35 Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. 38 Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39 né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.