Il ruolo dell'assistente educatore nelle ore di IRC
a cura di Giuseppe Esposito e Luisa Scasserra
(su Agorà IRC dicembre 2020 - anno I n. 2 p. 26-27)
Nel pensiero comune spesso si ritiene che disabilità e scuola facciano fatica a coniugarsi, soprattutto quando i ragazzi presentano delle patologie gravi. La presenza in classe di un disabile non vuol dire necessariamente inclusione. Giocano un ruolo importante la figura dell’insegnante della disciplina, e nel caso di forti disabilità, anche quella dell’insegnante di sostegno e/o dell’assistente educatore. Ci sono poi delle discipline che più si addicono a incentivare un’inclusione vera e propria, e sono quelle "meno tecniche". L’ora di IRC è una di queste e nel caso di gravi disabilità gioca un ruolo importante anche l’assistente educatore. Infatti, questa figura ha il compito di intermediario tra il ragazzo, la classe e l’insegnante, ma in modo particolare è con quest’ultimo che l’educatore deve confrontarsi e creare un percorso personalizzato per il proprio ragazzo. Si tratta quindi di collaborare per un progetto: l’itinerario è quello della classe ma date le difficoltà (fisica, linguistica, verbale, uditiva... sono veramente tante le disabilità che possono avere questi ragazzi) occorre predisporre un percorso personalizzato e non individuale come tanti pensano. Ed ecco quindi che, ad esempio, il tema delle religioni preistoriche può trasformarsi in un laboratorio manuale di piccolo gruppo con la costruzione di una Stonehenge in miniatura oppure nella creazione di graffiti preistorici fatti con i pennarelli. Con ciò non si sminuisce la materia o l’argomento trattato, ma si favorisce l’inclusione e il coinvolgimento del ragazzo con disabilità all’interno del gruppo classe ponendo particolare attenzione al suo essere persona nel gruppo. Durante la rappresentazione più teorica degli argomenti, l’assistente educatore invece deve cercare di calare i contenuti in modo più semplificato o più “attraente” per il ragazzo. Anche qui l’obiettivo non è un banalizzare ciò che si sta facendo, bensì supportare il lavoro dell’insegnante con indicazioni, immagini, testi... che permettano al ragazzo di essere e sapere come i suoi compagni. E infine, perché non “valutare” anche loro? Alla fine, anche se con modalità diverse, hanno lavorato con il gruppo e sulla stessa tematica. Un quaderno può ripercorre il lavoro che essi compiono accompagnati dall’educatore e, mettendo in atto la modalità più adeguata, può essere anche possibile proporre semplici verifiche, domande, interrogazioni. Una soddisfazione e gratificazione non solo per lo studente, ma anche per gli stessi genitori.